Misurare il lavoro dell’ufficio stampa
Una valutazione su due fronti
Oltre a capire cosa fa un ufficio stampa, è utile anche cercare di stabilire come si misura e se si misura una attività di ufficio stampa. È possibile sviluppare una valutazione su due fronti. Dal punto di vista di una azienda/cliente, il lavoro dell’addetto stampa si valuta sulla base della copertura, in termini quali-quantitativi, guadagnata sui vari media. Ovvero dalla capacità di rendere la propria azienda visibile in modo positivo sui media. Dal punto di vista di un media, il lavoro di un addetto stampa si basa sulla abilità di rendere quanto più facile possibile il lavoro dei giornalisti/blogger, perennemente a caccia di notizie ma con pochissimo tempo a disposizione, ad esempio, preparando comunicati stampa già pronti per la pubblicazione, inviando tutto il materiale necessario a rendere la notizia comprensibile e di appeal, agevolando la richiesta di approfondimenti o interviste. I due fronti sono strettamente correlati: tanto più si riuscirà a facilitare il lavoro dei giornalisti, tanto maggiori saranno le possibilità che la propria notizia trovi visibilità. Rendere difficile il lavoro a un giornalista non farà altro che indurlo a cestinare la propria notizia, privilegiando le altre.
La rassegna stampa
Con rassegna stampa si intende la raccolta e la catalogazione delle pubblicazioni avvenute a seguito di un’azione di ufficio stampa. Riguarda ad oggi tutti i canali di comunicazione possibili: dal cartaceo al multimediale. È un documento che si aggiorna e costruisce giorno dopo giorno. Il monitoraggio dei media attraverso la rassegna stampa è essenziale per valutare e calibrare le attività di comunicazione messe in atto dall’ufficio stampa. La rassegna è il metro che misura la diffusione della notizia. Ma non solo, permette di verificare la strategia attuata e di perfezionarla, di individuare eventuali incoerenze del messaggio giunto al pubblico, di correggere eventuali errori riportati dalle testate.
Oltre il dato puramente economico
Una uscita sui media si può soppesare facendo riferimento al controvalore economico complessivo (Ave – Advertising Value Equivalent o Aveo – Advertising Value Equivalent Online), ovvero paragonandola al corrispettivo pubblicitario acquistato su un medesimo spazio. Occorre però andare oltre questo dato puramente matematico. Il concetto di reputazione aziendale non dipende, infatti, solo da ‘quanto se ne parla’ ma da ‘come ‘e da ‘dove’. È, quindi, importante valutare altri parametri come quali contenuti trasmessi sono stati considerati maggiormente di appeal per i media, dove i contenuti trasmessi hanno raggiunto maggiore visibilità, come sono stati ripresi i contenuti dalle testate e il tono editoriale delle uscite.